Addio a Sergio Balestracci, il mondo della musica perde uno dei suoi punti di riferimento

Sergio Balestracci

Nato al Torino nel 1944, maestro del Barocco e pilastro della Stagione Armonica di Padova, lascia una grande eredità in ambito musicale

Sergio Balestracci, tra i pionieri in Italia nella riscoperta e nel recupero delle opere musicali barocche e rinascimentali, ci ha lasciati. Grande interprete, studioso, didatta e direttore di coro, ha dedicato la sua vita alla musica con un impegno e una passione straordinari.

A ricordarlo con profonda commozione è La Stagione Armonica di Padova, con la quale collaborò dal 1966. Oltre alla preparazione e direzione del coro, Balestracci condusse una intensa attività di ricerca musicologica e concertistica. Egli stesso definì questa collaborazione «l’asse portante del suo percorso musicale». Una collaborazione ultratrentennale, sempre svolta con grande passione, che portò alla riscoperta, esecuzione e registrazione di molte musiche, di autori noti e meno noti (Da Victoria, Andrea e Giovanni Gabrieli, Monteverdi, Cavalli, i due Scarlatti, fino a Liszt e ancora oltre, Pizzetti, Respighi, Schoenberg, Nono). La sua attività di musicologo, con la continua personale revisione di partiture inedite, l’ha accompagnato fino alla fine dei suoi giorni. Era quello che lui chiamava “servire la musica”, e che ora ci lascia una preziosissima eredità.

Gli Amici della Musica di Padova lo ricordano con affetto e riconoscenza. Proprio lo scorso anno, in occasione del suo 80° compleanno, gli avevano dedicato un convegno e alcuni concerti per celebrare la sua straordinaria carriera. In affettuoso omaggio ad un musicista d’eccezione, la cui collaborazione con gli Amici della Musica di Padova«ha attraversato molti anni di studio e ha prodotto un grande patrimonio culturale». È stata una preziosa occasione per presentare sotto diverse angolature, tutti gli aspetti della ricchissima attività di Sergio Balestracci: dallo strumentista “fenomeno” del flauto dolce (la sua personale passione per questo strumento contribuì alla sua riscoperta e diffusione in Italia), allo studioso di musica antica, al docente capace di elargire ai suoi allievi tutto il suo sapere e la sua grande esperienza (alla fine del 1970 fonda a Torino L’Accademia del Flauto Dolce). 

Con la scomparsa di Sergio Balestracci, la musica perde un Maestro, ma il suo lascito continuerà a ispirare generazioni di musicisti e studiosi.

La biografia completa

Dopo aver iniziato gli studi musicali al conservatorio di Piacenza, ha studiato flauto diritto con Edgar Hunt diplomandosi successivamente in questo strumento al Trinity College of Music di Londra. Laureato in storia moderna all’Università di Torino, ha iniziato molto presto l’attività concertistica come strumentista e vocalista nel campo della musica rinascimentale e barocca, contribuendo tra i primi in Italia alla riscoperta di questo repertorio.

Fondatore nel 1971 dell’Accademia Fontegara di Torino e suo direttore dalla fondazione, in particolare ha diretto nel 1987 ha diretto la Passione secondo Giovanni di J.S. Bach con l’Orchestra dell’Università di Padova e l’European Baroque Ensemble, e nell’edizione 1995 della Biennale di Venezia 1995 ha diretto l’Accademia vocale e strumentale “La Fontegara” nell’ambito delle celebrazioni quarto centenario della morte di Andrea Gabrieli.

Fondatore dell’accademia del Flauto dolce di Torino, ha curato la revisione di un gran numero di composizioni sei-settecentesche allestite in prima esecuzione moderna tra i quali: “David” di Alessandro Scarlatti, San Giovanni Battista di Alessandro Stradella, Te Deum di Andrea Stefano Fiorè, “Requiem” di Giovanni Battista Bassani partecipando a numerose edizioni del Settembre Musica (MiTo). Ha diretto inoltre il balletto Il Gridelino per la stagione del balletto del Teatro Regio di Torino, l’opera Totila e i grandi mottetti op. 9 di G. Legrenzi per il terzo centenario della morte di questo compositore. Nel 1991 ha curato la rappresentazione teatrale della Pazzia Senile di A. Banchieri per il Festival of Fine Arts alla Merkin Concert Hall di New York. Nel 1991 ha diretto inoltre una versione scenica rappresentativa dei Madrigali di Claudio Monteverdi presso la Reggia di Caserta e per lo Oude Muziek Festival di Utrecht. Ha eseguito in prima esecuzione moderna la Passione di Gesù Cristo di Antonio Caldara su testo di Metastasio, da lui stesso trascritta sulla base del manoscritto originale viennese a Torino il 12 settembre 1992, nell’ambito di Settembre Musica.

Nel 1993 ha curato la parte musicale della Landshuter Hochzeit 1475 per conto di “Ris et danceries” di Parigi. Nel 1994 è stato tra i fondatori dell’orchestra barocca “Academia Montis Regalis”, come direttore della quale ha eseguito il Magnificat e l’Oratorio di Pasqua di J. S. Bach.

Attivo come musicologo, in questa veste con La Stagione Armonica ha eseguito ricerche, trascrizioni e registrazioni di partiture inedite. Nel 1992 ha pubblicato la prima traduzione italiana del “Trattato su Flauto traverso” di J. J. Quantz e nel 1997 uno studio sulla “Cappella Regia a Torino nel secolo XVIII” per conto della Accademia di Santa Cecilia di Roma.

Per La Stagione Armonica ha composto inoltre diversi lavori per coro e strumenti eseguiti in prime esecuzioni assolute: Non gridate più a 4, su testo di Giuseppe Ungaretti; Un albero verde, su testo di Scipio Slataper; Canto de indipendencia, su testo di Miguel Hernandez, per coro e percussioni; Diviso il sole partoriva il giorno, su testo di Francisco de Quevedo; Qual esso fu lo malo cristiano, ballata anonima alla fine della novella di Lisabeta e Lorenzo, nel Decameron di Giovanni Boccaccio; Nous achèterons de bien belles choses, canzone di Fantine nei Miserabili di Victor Hugo.